Seiza la posizione seduta tradizionale Giapponese
Seiza è il modo tradizionale giapponese di sedersi a terra, poggiando le ginocchia sul tatami o zabuton (cuscino tradizionale giapponese).
Ogni occidentale che abbia seguito pratiche come l’Aikido, il Kendo, la meditazione Zen, l’Ikebana, lo Shodo, la cerimonia del tè, lo Shiatsu, ha scoperto quanto sia doloroso inizialmente sedersi in questa posizione. A volte rappresenta un vero scoglio per la pratica della disciplina intrapresa.
Come molti degli aspetti della cultura giapponese, un gesto semplice ed essenziale racchiude significati profondi, che collegano il dettaglio all’infinito, la quieta all’azione, il vuoto al sacro.
Origini della posizione Seiza
正座
L’ideogramma di Seiza significa “sedere correttamente”. Originariamente l’ideogramma indicato per sedersi era
坐
il cui significato indica due persone sedute l’una di fronte all’altra a terra.
L’abitudine di sedersi a terra ha radici lontane nella cultura giapponese. Nelle giornate piovose, quando la posizione a terra era impraticabile, le persone si riposavano accovacciandosi sulle gambe.
La posizione Seiza è una delle posizioni sedute presenti nella tradizione Giapponese, infatti oltre al Seiza, esiste ad esempio la posizione Agura (all’indiana, cioè a gambe incrociate) o la posizione Kikyo, una delle prime posizioni che assumo i bambini: seduti a terra, con le gambe distese davanti a sé.
Fin dall’antichità in Giappone, la posizione Seiza è stata adottata durante la preghiera, le cerimonie. Sedersi in Seiza significa mostrare rispetto.
Tradizionalmente i maestri siedono in Agura, i praticanti in Seiza. Sedere in questa posizione non solo è una forma di riguardo e umiltà, ma anche un modo per tenersi pronti ad alzarsi al comando del proprio Sensei.
Il Seiza racchiude quindi i valori della sacralità, del rispetto, la conciliazione di stasi e movimento.
È una posizione centrale nella cerimonia del tè.
Questo modo di sedersi a terra, si lega molto anche alla cultura Zen, infatti inizialmente il tè veniva offerto come corroborante dopo la meditazione.
La nascita del termine Seiza e la pratica del Seiza-ho di Torajiro Okada
Seppure questo modo di sedersi sia stato da sempre presente nella cultura nipponica, il termine compare solo nel 1889 nel dizionario Giapponese. Sembra che la parola debba essere attribuita a Torajiro Okada (1872-1920) e alla sua pratica di coltivazione personale chiamata Seiza-Ho.
Poco si conosce della vita di Torajiro Okada, non ha lasciato insegnamenti scritti, perché bruciò i suoi diari prima della sua morte.
All’età di 14 anni, mentre sedeva in un campo di riso e osservava il tramonto, ebbe la sua illuminazione personale. Successivamente si dedicò alla formazione spirituale praticando lo Zazen. Okada era una persona semplice, visse un momento storico in cui ogni ambito tradizionale della vita e dello spirito giapponese fu toccato dall’incalzante occidentalizzazione. Erano anche gli anni in cui il Giappone era sconvolto da epidemie di colera e tubercolosi, dai casi di una malattia fino ad allora sconosciuta, chiamata nevrastenia. In questo momento tumultuoso per l’identità del Giappone Okada diffonde la pratica del Seiza-ho.
Nel 1918 sono più di 20.000 le persone che praticano il Seiza-ho. Okada non impartisce insegnamenti a chi lo segue, eventualmente corregge la postura. Si racconta che diverse persone guarirono i propri mali, semplicemente praticando il Seiza-ho intensivamente in sua presenza.
È con Okada che il termine Seiza si arricchisce di un nuovo significato, “sedersi in tranquillità”.
静坐
ll metodo Okada è semplice ed esperienziale. Consiste esclusivamente nel sedersi e respirare in modo corretto. Il metodo non nasce da nessuna teoria religiosa o filosofica, è il frutto naturale di una tradizione per la quale Seiza, non necessitava di spiegazione.
Il Seiza-ho nella sua semplicità, è più essenziale dello Zen.
Rientra tra i metodi di cura e coltivazione di sé che si diffondono a partire dal periodo Meïji e Taïsho, che fioriscono dal sapere tradizionale, in contrapposizione al fenomeno dell’occidentalizzazione.
Come sedersi in Seiza
Per sedersi in Seiza, si appoggia per primo il ginocchio sinistro a terra.
Le ginocchia sono a due pugni di distanza l’una dall’altra per gli uomini, a un pugno di distanza per le donne.
I glutei poggiano sui talloni. È utile immaginare che tra i glutei e i talloni ci sia un filo d’aria. Questa visualizzazione aiuta a non schiacciare troppo il peso sui polpacci.
Le caviglie sono leggermente ruotate verso l’esterno, quasi a formare una V. L’alluce sinistro si sovrappone al destro.
La parte lombare della schiena è ben dritta, ma non rigida. Le spalle sono naturalmente rilassate. La testa è leggermente inclinata in avanti, i lobi delle orecchie allineate alle spalle. Il mento leggermente rientrante.
Il plesso solare è rilassato e lo sterno punta leggermente verso il centro del corpo, quasi a formare un triangolo tra ginocchia, perineo e sterno.
La posizione delle mani varia a seconda che si tratti di una pratica marziale oppure di un momento di meditazione.
Le mani sono in generale rilassate, ed essere poggiate tra le ginocchia e l’anca, oppure la mano sinistra poggia sulla destra e i due pollici si toccano, o ancora la mano sinistra afferra delicatamente il pollice della mano destra.
L’attenzione è indirizzato nel tanden, gli occhi socchiusi guardano un punto un po’ distante.
La respirazione è attraverso il naso, la bocca chiusa, con la punta della lingua che tocca il palato nella parte posteriore dell’arcata dentale superiore.
Quando ci si rialza dal seiza, si deve sollevare per primo il ginocchio destro.
La pratica del Seiza è un esercizio progressivo. Richiede tempo, pazienza.
Pian pian il respiro si approfondisce, il corpo si rilassa, la semplicità si unisce alla naturale sacralità del vivere quotidiano.
Buona pratica!
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