INSODDISFAZIONE

Come superarla e trasformarla in una risorsa per lo sviluppo lavorativo, affettivo, personale.

Secondo uno studio dell’Istat del 2019, solo il 43,2% della popolazione si dichiara soddisfatto della propria vita. Sarai quindi d’accordo con me che l’insoddisfazione è un tema con il quale quasi tutti ci confrontiamo, spesso senza trovare una soluzione. In questo breve articolo ti parlerò di alcune caratteristiche dell’insoddisfazione, e ti illustrerò alcuni passi che puoi fare per comprenderne meglio la causa e trasformarla in una risorsa per migliorare la qualità della tua vita.  

I volti dell’insoddisfazione

Durante i miei studi per qualificarmi come “Certified Focusing Trainer”  ho attivato un servizio di ascolto attraverso il Focusing. Alla fine di questa esperienza mi sono accorta con sorpresa che c’era un elemento comune a quasi tutti i colloqui: ciascuno a suo modo si sentiva insoddisfatto o insoddisfatta. Era presente in quasi tutti i colloqui un senso di insoddisfazione.

L’insoddisfazione si manifestava in tre modi diversi:

1. In alcuni casi l’insoddisfazione era collegata ad un ambito specifico, come ad esempio insoddisfazione lavorativa, amorosa, familiare;

2. In altri casi a prevalere era un sentimento più vago di insoddisfazione per se stessi.  Qualcosa definito come insoddisfazione cronica o piuttosto incapacità di essere felici. La persona era insoddisfatta della propria vita, in modo generico, senza trovare un motivazione precisa a questo non sapersi accontentare;

3. Quando le persone non parlavano esplicitamente di insoddisfazione, faticavano a sentire la sensazione di disagio nel corpo e quindi ricorrevano a descrizioni più mentali. Si  focalizzavano nel discorso su obiettivi di auto-miglioramento, come ad esempio “devo essere più produttivo”, “devo essere più creativo”, “devo mangiare meglio”, “devo essere più social”, “devo sentire di più il mio corpo”. Affermazioni che rientrano nella categoria del “non sono abbastanza brava/bravo a….”, “dovrei essere più…”.

Per quest’ultimo gruppo di persone non prevaleva tanto il senso di insoddisfazione, quanto l’impulso a distrarsi,  a riempire l’agenda d’impegni, o a impiegare le proprie risorse in situazioni lavorative o affettive complicate nelle quali la persona non riusciva a trovare un proprio equilibrio.

Molti obietteranno che migliorarsi è un sano principio, e su questo anche chi scrive è d’accordo. Mi sembra rilevante verificare però cosa spinge una persona a volersi migliorare e quali strategie pone in atto per il proprio obiettivo di miglioramento?

Frequentemente alla base della volontà di migliorarsi c’è l’idea che essere insoddisfatti possa essere uno stimolo per migliorare la propria performance, l’infelicità viene utilizzata come motivatore per le proprie azioni. Quindi anche in questo caso l’insoddisfazione era latente, e si esprimeva attraverso un atteggiamento proattivo.

L’infelicità usata come motivatore, è una forma di insoddisfazione…

 

Agire sotto sotto lo stimolo dell’insoddisfazione è una forma di re-azione, che esclude la persona dal piacere di godere dell’esperienza che sta vivendo. Mi spiego meglio, agire sotto l’impulso dell’infelicità e del non essere abbastanza, non favorisce la connessione con gli altri e con il mondo intorno a noi. E’ come essere all’interno di un circolo vizioso, per cui ogni conquista può “sfamarci” solo per poco tempo, poi si riprende la corsa. 

Diverso è volersi migliorare per il piacere di…

In questo caso il percorso è gratificante ancor prima di arrivare all’obiettivo. 

Personalmente credo che usare l’infelicità e l’insoddisfazione come elementi motivanti sia un retaggio di un’educazione centrata sul potere piuttosto che sul piacere, di un educazione patita che non ha tenuto conto delle inclinazioni naturali della persona e dei suoi bisogni/diritti.

E qui arriviamo ad un punto cruciale del discorso. 

L’insoddisfazione è spesso la punta dell’iceberg di una difficoltà a sintonizzarsi con il proprio corpo, a comprendere i propri bisogni. 

E’ difficile essere soddisfatti di se stessi, se non siamo in contatto con ciò che sentiamo, con i nostri bisogni, le nostre sensazioni. 

Quando parlo di bisogni e desideri non mi riferisco naturalmente al possesso di beni materiali.

 

Bisogni materiali e insoddisfazione

L’insoddisfazione e il principio della negazione: non avere, non essere, non…

Molti insoddisfatti pensano che la propria insoddisfazione sia legata all’ottenere qualcosa che gli manca. Questo pensiero potrebbe essere rafforzato dalla conoscenza delle teoria della piramide di Maslow, sviluppata negli anni ’50, e secondo la quale l’uomo segue una progressione nella realizzazione dei propri bisogni a partire da quelli primari, fisiologici, per passare poi ai bisogni di sicurezza, di appartenenza, stima e autorealizzazione.

La teoria della scala di Maslow è stata superata da studi più recenti che hanno evidenziato la coesistenza nella persona allo stesso momento di bisogni biologici fondamentali, bisogni derivati dall’apprendimento e dall’influenza della cultura. Inoltre secondo le teorie di McLean ciascun sistema di evoluzione cerebrale si collega ad una serie specifica di sistemi motivazionali. 

Quindi l’idea di considerare l’insoddisfazione il frutto del non-avere qualcosa o non essere abbastanza, motivano la persona ad agire da un principio di negazione. In questo caso l’azione non nasce da un principio assertivo, legato al piacere, al desiderio, alla vitalità, ma nasce dalla negazione, squalificando talvolta parti di sé e della propria vita. 

Il diritto di avere bisogni

Adattamento, educazione, rinuncia al bisogno

Mi occupo della salute del corpo e del movimento vitale da oltre dieci anni. Dalla mia esperienza di operatrice Shiatsu e Focusing Trainer, nasce la convinzione che essere insoddisfatti della propria vita, sia un riflesso della difficoltà a relazionarsi ai propri bisogni più autentici, a interagire e usare in modo proficuo le informazioni corporee. 

Ogni essere umano nei primi anni dell’infanzia si modella, suo malgrado, all’ambiente familiare e educativo. Questo adattamento avviene attraverso l’esercizio di parti di sé (emozioni, bisogni, desideri) che vengono accettati dall’ambiente e la rinuncia a quelle parti che non favoriscono l’integrazione ambientale. 

L’adattamento si stratifica a livello fisico, attraverso tensioni muscolari, che da adulto saranno definite come postura, gestualità, (modelleranno il corpo, la respirazione, la sessualità)  e attraverso tensioni emotive, che condizioneranno, insieme alle prime, la nostra capacità e possibilità di esprimere emozioni, condizioneranno le nostre relazione interpersonali e affettive. 

L’insoddisfazione che sentiamo dentro ha origini lontane che affondano da una parte nella nostra biografia,  nel disconoscimento di bisogni importanti in fasi delicate dello sviluppo, dall’altra nel condizionamento culturale della nostra epoca. L’insoddisfazione è parte della nostra storia, e se vogliamo superarla e avere una vita più felice, dobbiamo partire da noi stessi! 

I cinque bisogni fondamentali

E’ nei primi tre anni di vita che il bambino ha la possibilità di esplorare e agire i suoi bisogni fondamentali. 

Alexander Lowen fondatore della bionergetica parla di cinque bisogni/diritti del bambino.

Il diritto/bisogno di esistere, di avere bisogno, di imporsi, di essere autonomo, di amare.  

Ad ognuno di essi corrisponde una fase dello sviluppo e un adattamento corporeo, che si concretizza in una tensione fisica. La tensione fisica costituirà  l’armatura caratteriale, con la quale da adulto attraverserà la vita: il paradigma con il quale decodificherà la realtà.

A ogni tensione nel corpo, corrisponde una tensione emotiva, che ha una significato profondo, e di cui frequentemente non si è consapevoli.

 

Il processo di allontanamento dai propri bisogni è rafforzato anche dall’uso del linguaggio. 

Nel linguaggio degli adulti si parla poco di bisogni, e generalmente quando siamo in difficoltà preferiamo esprimere giudizi sul comportamento altrui, che esprimere chiaramente ciò di cui abbiamo bisogno. 

“Bisogno” è una parola di origine germanica, deriva probabilmente dalla parola franca “bisunnia”, che significa “Cura”

Comprendere i propri bisogni è fondamentale per superare l’insoddisfazione, per questa ragione ho scritto un breve “Tips & Tricks del benessere” intitolato “Il linguaggio dei bisogni”. In questo articolo spiego una tecnica di ccomunicazione efficace, per migliorare le nostre relazioni e i nostri affetti e veder riconosciuti i nostri bisogni. 

Come trasformare l’insoddisfazione in una risorsa per lo sviluppo lavorativo, affettivo, personale

 

In questo articolo abbiamo osservato l’insoddisfazione da molti punti di vista e abbiamo cercato di comprenderne l’origine. Ora è giunto il momento di agire !

Molti in internet cercano metodi per “combattere l’insoddisfazione”, “vincere l’insoddisfazione”, “superare l’insoddisfazione”. Io vorrei suggerirti alcune indicazioni per “trasformare l’insoddisfazione” in una risorsa per la crescita personale, lavorativa e affettiva.  

La metodologia che ti propongo è tratta dalla tecnica Focusing. 

Se è la prima volta che senti parlare di Focusing e sei curioso di sapere cos’è, allora potresti leggere la pagina dedicata al Focusing e l’articolo “I sei passi del Focusing“, in cui descrivo in sei punti come si fa un processo di Focusing. Quando parlo di focusing, mi piace definirlo come “la pausa rivoluzionaria”, ecco la pausa è la prima cosa da fare quando ti senti insoddisfatto!

 

Guida in sei punti contro l’insoddisfazione:

  

1. Fai una pausa!

So che non è facile, l’impulso naturale è quello di fare acquisti compulsivi, distrarsi in qualsiasi modo, deprimersi per il fatto di non avere abbastanza o non essere abbastanza. Se queste sono le strategie che hai usato finora, perché non provare a cambiare, dal momento che offrono solo temporanei rasserenamenti? 

La soluzione ai problemi personali ed esistenziali è dentro noi stessi. Puntare l’attenzione verso il mondo esterno, verso il collega di lavoro, il fidanzato, il figlio, il vicino di casa ecc… non ti aiuterà a stare meglio. 

Le nostre difficoltà ci parlano di noi. È giunto il momento di farsi coraggio e affrontare la  situazione a partire da noi stessi, da quello che sentiamo! 

2. Porta l’attenzione al corpo 

– Prova a notare come si sente il tuo corpo quando sei insoddisfatto;

– Prova a chiederti quale parte del corpo sta portando il peso della tua insoddisfazione.

Una volta che hai individuato come il corpo vive questa sensazione globale di insoddisfazione, osservala benevolmente, con curiosità, con accoglienza.

– Prova a chiederti a quale tema, ambito della tua vita si lega questa sensazione di insoddisfazione. 

La risposta deve venire dal corpo, non dal pensiero.

Durante questa fase potresti distrarti facilmente, rilassarti al punto di addormentarti, far prevale un giudizio, una critica riguardo quello che stai sentendo.  

3. Osserva con benevolenza e gentilezza quali meccanismi metti in atto. Stai dalla tua parte, non giudicarti, offri a te stesso sostegno e pazienza.

 

4. Continua ad osservare il corpo e cerca di trovare un simbolo o una parola per la sensazione che stai percependo nel corpo.

Questa semplice tecnica, a poco a poco ti aiuterà a costruire una relazione di fiducia con te stesso.

5. Prova a chiederti qual’è la funzione di questa insoddisfazione. Cosa vuole comunicarmi?

Osserva come si modifica la sensazione nel corpo quando ti poni queste domande e accogli le risposte che troverai. 

Potresti provare ad applicare questa tecnica del focusing quando noti che ti senti insicuro, infelice con te stesso, quando sei in contatto con una parte critica, giudicante, rabbiosa, oppure impaurita.  

Quando veniamo in contatto con queste parti il corpo ti invierà delle sensazione di “disagio”, potresti provare una sensazione di blocco, oppure un calo improvviso della tua motivazione, della tua energia, del tuo entusiasmo. 

Questi sono i momenti in cui ti consiglio di applicare questa tecnica base di Focusing, scoprirai che la gentilezza, l’accoglienza, sono motivatori più forti dell’insoddisfazione, del senso di competizione, dell’infelicità. 

6. Tieni un diario in cui annoterai quello che scoprirai durante durante queste sessioni.

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“Trasformare l’Insoddisfazione in una Risorsa attraverso il Focusing”

Lavoreremo insieme per scoprire

le tue risorse e i tuoi bisogni!

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