
La preparazione del terreno:
il rapporto tra allievo e maestro nelle arti orientali
Nella tradizione orientale il rapporto tra allievo e maestro è diverso a quello a cui siamo abituati in occidente. Oggi il sapere sta diventando sempre più un fatto intellettuale, una collezione di competenze da acquisire.
La diffusione dei corsi online, brevi, esaustivi, sempre disponibili, contribuiscono a diffondere un concetto di apprendimento lineare, funzionale, qualificante. Si tratta di un modo di apprendere molto “enciclopedico” e gli allievi sembrano quasi essere dei collezionisti di qualifiche.
Una visione del sapere guidata dal pensiero, che tralascia il corpo e la formazione dell’essere.
In ogni pratica, e più che mai in una pratica marziale o evolutiva, quale ad esempio lo shiatsu, la maturazione dell’allievo è un fatto che non può essere confinato nell’ambito di un programma curriculare.
L’apprendimento richiede tempo, pazienza, anni…
A cosa serve questo tempo? Serve a formare il terreno…
Un seme per crescere rigoglioso deve essere piantato su un terreno fertile.
A questo serve lo studio tradizionale, quello in cui il maestro non fa l’occhiolino alle esigenze egoiche dell’allievo, al suo bisogno di riconoscimento.
Lascia maturare la sua fermezza…
Nell’allievo deve radicarsi la voglia di approfondire, di non accontentarsi di insegnamenti superficiali, il desiderio ardente, bruciante di portare avanti la via che ha scelto. L’apprendimento di qualsiasi arte nasce dall’interno.
Dall’invisibile nasce il vero insegnamento, quello che non può essere spiegato, ma che si dispiega nella dedizione completa alla propria via.
Solo su un terreno ben preparato può radicarsi una tale fermezza.
Patrizia Moschitti